giovedì 16 maggio 2013

Strategie di cambiamento

Quando una famiglia anoressica entra in terapia, di solito i familiari della paziente vengono visti solo come suoi accompagnatori. Secondo loro, qualcosa in questa bambina è andato terribilmente storto, ed essi si aspettano che il terapeuta lavori su di lei, pensando che una guarigione renderà di nuovo possibile tornare alla vita familiare, che ricordano felice e piena d'amore.
E' naturale, anche se degno di nota, che la famiglia pensando alla malattia seuga il modello lineare. Secondo loro la ragazza è impazzita e i genitori non possono aiutarla. Sono passati attraversro un lungo periodo in cui hanno cercato di affrontare il problema e si sono convinti che non possono risolverlo. Hanno provato tutto l'immaginabile _ a lusingarla, a rimproverarla, a blandirla, ad allettarla. Hanno fallito. Al momento in cui la famiglia entra in terapia, può darsi che i genitori dell'anoressica stiano lottando in tutti i modi contro il rifiuto di mangiare della ragazza, come può darsi che ci abbbiano rinunciato completamente. In ambedue i casi, si aspettano che il terapeuta tratti il problema così come esso appare a loro.
Per il terapeuta familiare, tuttavia, una bambina anoressica è parte di un sistema psicosomatico. Il modo più efficace per cambiare i sintomi è modificare i modelli che lo mantengono. Il fine della terapia è che cambia non solo l'individuo, ma il sisitema funzionale della famiglia, in modo da venire incontro a tutti i bisogni di autonomia e di sostegno dei suoi membri. Questo obiettivo può venire raggiunto solo sottomettendo al processo terapeutico il coinvolgimento reciprocamento restrittivo di famiglia e bambina.

(Tratto da "Famiglie psicosomatiche" di S. Minuchin)

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