lunedì 6 maggio 2013

Radici comuni.

Tra anoressia, bulimia e obesità esistono più affinità che differenze e il lavoro terapeutico svolto con pazienti appartenenti a queste tre categorie ha sempre rivelato in modo inequivocabile che tutti i disturbi alimentari a carattere maniacale hanno radici comuni.
Tali radici, per restare nell'ambito dell'analogia con il mondo vegetale, sono sotterranee, ossia inconsce. In superficie, e quindi visibili, sono il fusto e i rami, che corrispondono al diverso manifestarsi dei disturbi alimentari, comprese le forme intermedie. Naturalmente, non è casuale che una donna diventi anoressica piuttosto che bulimica: la malattia è il risultato della storia individuale, e questa è tanto diversa quanto diverse sono le condizioni di crescita dei rami di una pianta.
Le radici comuni a tutti i disturti alimentari affondano nelle primissime fasi dell'alimentazione, nell'appagamento del bisogno del lattante. Che cosa può fare un neonato, se non ottiene una risposta adeguata alle proprie esigenze di nutrimento, protezione, calore e sicurezza? Può cercare di attirare la madre; ma, se anche questo fallisce, non gli resta che rassegnarsi cercando di limitare i propri bisogni. Ciò che scaturisce da tale rassegnazione, e che perdura anche in età adulta, è la sensazione di non aver ricevuto abbastanza, di averci rimesso.
Le persone che soffrono di disturbi alimentari non hanno ricevuto soltanto troppo poco: spesso il cibo, la protezione, l'accettazione non sono stati dati quando venivano richiesti, ma quando l'adulto riteneva fosse giusto concederli.
Che cosa può imparare un neonato in queste circostanze? Impara ad afferrare e a trattenere inesorabilmente ciò che riceve. Poiché non possiede ancora il concetto di tempo, agisce in base al principio 'ora o mai più'. Questo modello di comportamento è facilmente riscontrabile negli individui che soffrono di disturbi dell'alimentazione anche in età adulta: limitata capacità di sopportare le frustrazioni, avidità, ingordigia, tendenza ad aggrapparsi agli altri nei rapporti di amicizia e d'amore. Costoro non credono di poter mai ricevere abbastanza e soprattutto nel momento in cui lo desiderano. Con la loro avidità, con questo loro afferrare-aggrapparsi costringono amici e partner a difendersi per non essere divorati. Questa avidità riguarda tuttavia solo gli amici più intimi o i membri della famiglia; esteriormente questi individui appaiono per lo più forti, superiori, competenti.

(Tratto da "Donne che mangiano troppo" di Renate Gockel)

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