giovedì 30 maggio 2013

IL DECORSO CLINICO DELL'ANORESSIA. 2

Quando l'anoressica giunge davanti al medico, la malattia è di solito in una fase piuttosto avanzata; infatti, e questo è un fatto negativo, anche se comprensibile, i familiari sperano sempre che il disturbo sia passeggero. Sebbene in qualche caso questo possa essere effettivamente vero, e l'anoressica alle prime fasi della malattia riesca da sola a uscire dalla situazsione in cui è incappata, nella maggioranza dei casi la famiglia resta intrappolata in una spirale di negazione e collusione involontaria, in quanto tende ad essere orientata verso l'esterno ed è quindi portata a negare l'esistenza di problemi. In ogni caso quando l'anoressica si trova al punto in cui il disturbo è identificato clinicamente, è già coinvolta in una complessa rete di atteggiamenti psicologici e di conseguenze fisiologiche associate alla prolungata denutrizione. Particolarmente pericoloso da un punto di vista medico è lo stato fisico del soggetto che tende a porre al centro dell'attenzione solo gli aspetti fisiologici della malattia. Una paziente anoressica che presenta ad esempio sintomi di cachexia (deperimento) quali pallore e fatica muscolare, crescita di peluria sul corpo (lanugine) e amenorrea, tenderà a mostrare delle irregolarità del battito cardiaco, come la brachicardia, insieme ad un complesso squilibrio associato alla cattiva nutrizione. Se la perdita di peso è stata notevole si è creata una situazione medica di emergenza che ha portato alla ospedalizzazione. L'anoressia ha un esito fatale in un numero variabile tra il 5 e il 10% dei casi diagnosticati, proporzione questa più elevata di quella di ogni altro disturbo psichiatrico. Non deve quindi sorprendere che gli aspetti medici di questo disturbo abbiano attirato un così grande interesse. Non c'è dubbio che una volta che la condizione si stabilizza l'anoressia implica squilibri fisiologici complessi e a volte incurabili che a loro volta contribuiscono ad aggravare la già alterata condizione mentale della paziente. Nonostante questo, ciò che inizialmente innesca il disturbo risiede con tutta probabilità nella storia evolutiva del soggetto, che si esprime in un contesto culturale.
 
Fonte: tratto da "Anoressia e bulimia" di R. A. Gordon
 
 

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