sabato 4 maggio 2013

I disturbi alimentari.

A seconda del comportamento alimentare e della corporatura dell'individuo i disturbi alimentari vengono suddivisi in tre grandi categorie: anoressia, bulimia e obesità. Questi quadri clinici presentano molte caratteristiche tipiche di una mania: l'avida ricerca di un dato elemento, la segretezza, uno stato di ebbrezza o meglio di offuscamento della ragione, seguito da un brusco risveglio accompagnato da sensi di colpa e di vergogna e dal proposito di iniziare l'indomani una nuova vita, proposito che regolarmente non viene mantenuto.

L'anoressia è caratterizzata dalla riduzione volontaria dell'assunzione di cibo che, in certo casi, può portare a uno stato di dimagrimento letale. I soggetti anoressici, con la loro apparente gracilità, il loro corpo sfinito e consunto, suscitano un senso di pietà, a volte anche di ribrezzo, sempre comunque di stupore. L'anoressica sembra dire: "Tengo sotto controllo il mio corpo e i suoi bisogni e vi odio tutti, voi che siete così deboli da cedere ai bisogni del vostro corpo. Io sono più forte di voi, mi sento superiore". Un soggetto anoressico ha sempre un che di inavvicinabile.

Si parla invece, di bulimia quando esiste uno smodato bisogno di mangiare, patologio e condizionato psichicamente. Di norma, alla fine dell'attaccco di fame il bulimico vomita quasi tutto quanto ha ingerito ed è quindi in grado di conservare pressoché inalterato il proprio peso. Una donna bulimica appare perfetta, severa, fredda, distaccata. Anch'essa suscita ammirazione, e anche a lei non è facile avvicinarsi. E' un tipo razionale, giudizioso, cerebrale, una persona dalla quale non si vorrebbe essere giudicati. Nessuno sospetterebbe che lei, la perfetta, si rimpinza fino a non poterne più e poi vomita. E' il suo segreto, e per nulla al mondo lo rivelerebbe. Tale segreto la rende infinitamente sola, in quanto è qualcosa che non può condividere. Esteriormente appare forte, ma come sia dentro nessuno lo sa.

Di norma la fame smodata condizionata a livello psicologico conduce all'obesità, quando l'eccessiva quantità di cibo ingerita non viene espulsa dall'organismo o viene espulsa troppo raramente. In una cultura che ha fatto della magrezza il suo ideale di bellezza la donna obesa suscita ribrezzo e repulsione. Considerata un'entità neutra, è costantemente oppressa dall'idea di dover dimagrire. E' avvolta da una spessa barriera, uno strato isolante che lei stessa ha costruito tra sé e gli altri.

(Tratto da "Donne che mangiano troppo" di Renate Gockel)

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