giovedì 27 giugno 2013

OBESITA’: L’EFFICACIA DEL TRATTAMENTO INTEGRATO

Tratto da Elisa Morosi
Recenti ricerche dimostrano che quasi 5 milioni di persone in Italia soffrono di obesità, e il dato diventa ancora più preoccupante se si considera che l’incidenza è in continuo aumento tra bambini e adolescenti.

Come è ormai noto, le cause dell’obesità sono molteplici e sono da ascrivere a fattori sia genetici che ambientali (più dell’80% dei bambini obesi ha entrambi i genitori obesi), ma anche sociali e psicologici: appare quindi evidente l’importanza di affiancare trattamenti diversi che si occupino in modo sinergico dei diversi aspetti che costituiscono questa malattia.

La componente psicologica di questo disturbo alimentare è stata a lungo trascurata, affidando unicamente a diete e chirurgia l’intera responsabilità di portare a termine un intervento di successo; attualmente le evidenze scientifiche mostrano che la nostra mente ha un ruolo fondamentale nell’origine e nel mantenimento del disturbo e che è possibile intervenire a diversi livelli:

  • intervento psicoeducativo: è possibile farlo in gruppo ed è particolarmente efficace per coloro che hanno difficoltà a seguire per lungo tempo una dieta e hanno molti pensieri disfunzionali riguardo la dieta, il peso, l’immagine corporea, se stessi. La psicoeducazione mira ad aumentare il senso di autoefficacia di ciascuno attraverso la condivisione di paure, difficoltà e strategie con chi ha lo stesso disagio;
  • coinvolgimento dei familiari: detto che uno dei fattori rilevanti è quello ambientale, è importante pensare a un intervento che possa fornire indicazioni e supporto anche alla famiglia del paziente, a maggior ragione se si tratta di un bambino o un adolescente; problematiche come depressione o ansia e difficoltà relazionali accompagnano spesso il problema dell’obesità e vanno gestite nel modo adeguato;
  • sostegno psicologico durante il percorso di cura: alcuni studi mostrano una buona efficacia del supporto psicologico nel migliorare aree rilevanti come l’umore, l’autostima e la consapevolezza e, di conseguenza, la volontà e la predisposizione a mantenere il necessario impegno nel seguire un trattamento integrato.
Fonte: http://rolandociofi.blogspot.it/2013/06/obesita-lefficacia-del-trattamento.html#!/2013/06/obesita-lefficacia-del-trattamento.html

domenica 23 giugno 2013

COME COMINCIANO LE ABBUFFATE COMPULSIVE.

Sono molte le cose che provocano un attacco bulimico. Sensazioni spiacevoli di ogni tipo possono sollecitare l'abbuffata compulsiva. La depressione è uno stimolo particolarmente potente. Altre cause emotive scatenanti sono la tensione, il sentirsi senza speranza, la solitudine, la noia, l'irritabilità e la rabbia.
Sentirsi grassi. Sentirsi grassi è un tipo particolare di stato d'animo spiacevole, comune tra le persone che si preoccupano della loro forma fisica, Può scatenare un attacco bulimico.
Guadagnare peso. La gran parte delle persone preoccupate per il proprio peso reagisce male ad ogni aumento: qualsiasi incremento, anche modesto come mezzo chilo, può innescare una reazione negativa. Tra quelli che tengono ad avere questo tipo di problemi alimentari, una risposta può essere quella di abbandonare tutti i tentativi di controllare l'alimentazione, finendo poi per abbuffarsi.
Dieta e fame. Molte4 persone con problemi di abbuffate compulsive mangiano poco al di fuori della abbuffate. Questa deprivazione di cibo può avere molti effetti indesiderati, perché è come se la persona stesse cercando di patire la fame. Mangiare troppo poco dà origine a delle pressioni fisiologiche e psicologiche che spingono a nutrirsi, e per coloro che tendono ad abbuffarsi può essere molto difficile smettere, una volta che cominciano a mangiare.
Rompere una regola dietetica. Molte persone che hanno attacchi bulimici sono a dieta, e la loro dieta tende ad essere caratteristica. per esempio, hanno spesso regole rigide su quanto e quando dovrebbero mangiare. Inoltre possono avere delle regole su cosa si dovrebbe mangiare, che includono i cibi considerati "ingrassanti". Rompere una regola dietetica scatena in genere un'abbuffata compulsiva.
Tempo non programmato. La mancanza di programmi per la giornata sembra rendere le persone inclini ad abbuffarsi, mentre avere una routine sembra costituire una protezione. La mancanza di organizzazione può essere anche accompagnata da noia, uno degli stati d'animo spiacevoli che tende a provocare le abbuffate compulsive.
Essere soli. Le abbuffate compulsive si verificano quasi sempre in segreto. Per quelli che hanno questo problema l'essere soli aumenta il rischio, da momento che non hanno nessun vincolo sociale. Inoltre se la persona si sente sola, il rischio è ancora maggiore.
Tensione premestruale. Alcune donne riferiscono di trovare particolarmente difficile controllare l'alimentazione nei giorni che precedono le mestruazioni. Questo fatto può essere una risposta a sensazioni fisiche quali il sentirsi gonfie, o a stati d'animo negativi quali la depressione e l'irritabilità.
Bere alcolici. Alcuni trovano che bere alcolici li rende vulnerabili alle abbuffate compulsive. Le cause sono molte. L'alcol riduce la capacità di resistere ai desideri immediati e così rende più difficile seguire le regole dietetiche, L'alcol indebolisce anche la capacità di giudizio e fa si che le persone sottovalutino quanto male si sentiranno se infrangono la dieta. In aggiunta, alcuni si sentono depressi quando bevono, e quindi il loro rischio di abbuffarsi aumenta ulteriormente.

Fonte: "Come vincere le abbuffate" di C. Fairburn

mercoledì 19 giugno 2013

LE ABBUFFATE COMPULSIVE SONO TUTTE UGUALI?

Le abbuffate variano notevolmente non solo da persona a persona, ma anche per lo stesso individuo. Molti riferiscono di averne più di un tipo, anche se certe possono non andar bene per la definizione tecnica di abbuffata compulsiva (abbuffata oggettiva).
Certe categorie di persone hanno dei comportamenti caratteristici. Per esempio, chi soffre di anoressia nervosa spesso ha abbuffate piccole, soggettive, ma con lo stesso disagio e senso di perdita di controllo tipici delle abbuffate oggettive. E le abbuffate delle persone che sono chiaramente in sovrappeso (molte delle quali hanno un "disturbo da abbuffate compulsive") tendono a non essere ben delimitabili, nel senso che non è facile definire un inizio e una fine. Durano in genere più a lungo di quelle delle persone con bulimia nervosa, e possono anche continuare quasi tutto il giorno. Inoltre il modo di mangiare è più lento e meno accanito. Ciò nonostante la quantità di cibo mangiata è molto grande, date le circostanze, e allo stesso tempo c'è una sensazione di perdita di controllo. Sono simili anche le sensazioni di colpa e vergogna associate, e la segretezza.

Fonte: "Come vincere le abbuffate" di C. Fairburn.

domenica 16 giugno 2013

L'ADOLESCENZA E I PROBLEMI CON IL CIBO.

Un’adolescente su 5 ha problemi con il cibo. Difficoltà che si manifestano tra le ragazzine già tra i 12-13 anni. Quelli che fanno maggiore paura sono i numeri legati ai disturbi alimentari specifici quali l’anoressia, che colpisce l’1% della popolazione femminile mondiale, e la bulimia che invece si accanisce su circa il 5% delle donne. I dati sono stati presentati da Anna Maria Speranza docente di psicologia dello sviluppo all’Università Sapienza di Roma all’Adnkronos Salute, a margine del convegno di oggi ‘Disturbi del comportamento alimentare: il rito della malattia e il modello della cura’. Questi numeri dimostrano che dopo anni di trattamenti nel 30% dei casi la patologia diventa cronica.”L’anoressia – spiega la psicologa – sembra il disturbo alimentare più allarmante mentre la bulimia è invece la più insidiosa: dal punto di vista dell’informazione sociale è considerata meno grave, forse perchè meno visibile dal momento che può manifestarsi in una persona con peso normale, ma può essere mortale a causa del rischio cardiaco. Ovviamente anche nell’anoressia c’è il rischio di morte ma, essendo la malattia più visibile, si interviene di più. La difficoltà c’è anche tra i clinici, infatti molte volte non riusciamo a riconoscere i sintomi di una paziente bulimica al primo sguardo”.
“C’è inoltre da dire – continua la specialista – che esistono pazienti con difficoltà ad aderire al trattamento. Questo fa sì che il rischio più grosso sia l’interruzione continua delle cure”, fatte a singhiozzo, “e un aumento della cronicizzazione”. Infine, anche gli esiti del trattamento non sono da sottovalutare: “A distanza di un certo numero di anni – conclude la psicologa – con pazienti che hanno provato diversi tipi di trattamento, un 30% risolve il problema alimentare, psichico e sociale. Un altro 30% ha una riduzione della sintomatologia alimentare ma il suo disturbo psicologico permane, infatti non riesce ad avere relazioni sociali, mentre un ultimo 30% non riesce ad allontanarsi dalla malattia così da cronicizzarla”.

http://www.corrieredelgiorno.com/2013/06/11/ladolescenza-e-i-problemi-con-il-cibo-60607/

mercoledì 12 giugno 2013

DISTURBI ALIMENTARI, LA CAUSA NON E' PSICOLOGICA

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Milano - Si parla spesso di anoressia e bulimia come di figlie di un disagio psicologico, che poi si ripercuote sulla salute fisica di chi ne soffre, tanto da rappresentare una delle prime cause di morte tra i problemi di salute mentale. Tuttavia, secondo uno studio americano pubblicato sull’American Journal of Psychiatry online, chi è bulimico e anoressico presenta un’alterazione dei circuiti in un’area del cervello chiamata insula. Un difetto che pare induca fame compulsiva nel bulimico e, al contrario, inibizione dell’appetito nell’anoressico. Una delle concause delle due malattie sarebbe dunque una percezione sballata dei segnali della fame nei pazienti. Questa scoperta, secondo gli autori, rappresenta terreno fertile per lo sviluppo di trattamenti per una possibile cura. I ricercatori della San Diego School of Medicine, University of California, hanno utilizzato la risonanza magnetica per studiare il comportamento del cervello in seguito all’assunzione di cibi dolci, in 28 donne che in passato avevano sofferto di anoressia o bulimia. Le funzionalità sono state poi confrontate con quelle di 14 donne che non avevano mai avuto problemi di disordini alimentari: dopo aver mangiato dolci, le ex-anoressiche ed ex bulimiche hanno mostrato rispettivamente ipoattività e iperattività della parte destra anteriore dell’insula, l’area del cervello dove i sapori vengono percepiti e integrati con il senso dell’appagamento, fattore che aiuta a regolare sazietà e fame. “Una possibilità è che la scarsa alimentazione e la perdita dipeso che si verificano nell’anoressia, siano dovuti al fatto che il cervello non riesce a riconoscere con precisione i segnali della fame - spiega Tyson Oberndorfer, primo autore dello studio - All’opposto, gli attacchi di fame nei bulimici potrebbero essere causati da una percezione esagerata dei segnali di fame”. Questa scoperta e altre affini, aprono la strada verso lo sviluppo di cure contro i disturbi alimentari che colpiscono tantissime giovani: “Potrebbe essere possibile modulare l’esperienza sensoriale migliorando l’attività dell’insula in individui con anoressia, o smorzando la risposta esagerata o instabile al cibo in quelli con bulimia”, conclude Kaye, direttore dell’Eating Disorders Treatment and Research Program.

http://www.corrierenazionale.it/qui-speciali/salute/2013/06/04/news/100562-Disturbi-alimentari-la-causa-non-e-psicologica

martedì 4 giugno 2013

LE CARATTERISTICHE DI UN'ABBUFFATA COMPULSIVA.
"Prendo qualsiasi cosa mi capiti sotto mano e me lo ficco in bocca, a volte senza nemmeno masticarlo. Ma quando lo stomaco inizia a farmi male e mi viene la febbre, comincio a sentirmi in colpa e spaventata. E' solo quando sto proprio male che smetto di mangiare".
Sensazioni, I primi momenti di un'abbuffata compulsiva possono essere piacevoli. Il gusto e la composizione del cibo possono sembrare molto apprezzabili. Tuttavia raramente queste sensazioni durano a lungo. Nel giro di poco tempo vengono sostituite da sensazioni di disgusto, mano a mano che si continua a mangiare. Alcune persone provano ribrezzo per ciò che stanno facendo ma non riescono a smettere.
Velocità nel mangiare. Di norma la gente mangia velocemente durante un'abbuffata compulsiva. I ricercatori dell'Università della Columbia hanno osservato che le donne con bulimia nervosa mangiano a una velocità doppia e anche più rispetto a quelle che non hanno disturbi del comportamento alimentare: 81,5 calorie al minuto rispetto a 38,4. Molte si riempiono la bocca di cibo in maniera quasi meccanica, masticandolo appena, Altre bevono in abbondanza per far andare giù il cibo più facilmente, e questo contribuisce a farle sentire piene e gonfie. Ad alcune persone questo facilita anche il vomito successivo.
Agitazione. Alcuni camminano su e giù o gironzolano mentre mangiano. A volte sembrano disperati. Avere cibo diventa estremamente importante: si può prendere quello degli altri, rubarlo ai grandi magazzini, o mangiare cibo scartato. I più considerano questo comportamento vergognoso, disgustoso e degradante.
Sensazione di uno stato alterato di coscienza. La gente spesso descrive le proprie sensazioni come se durante un attacco bulimico fosse in trance. Come se in realtà non fossero loro ad abbuffarsi.
Segretezza. Una caratteristica dell'abbuffata compulsiva tipica è che avviene in segreto. Alcune persone si vergognano talmente tanto del fatto che si abbuffano che fanno di tutto per tenerlo nascosto, e a volte ci riescono per anni.
Perdita di controllo. Questa è la caratteristica fondamentale delle abbuffate compulsive, ma varia notevolmente da individuo a individuo. Alcune persone la sentono molto prima di cominciare a mangiare, Per altre c'è un'evoluzione graduale dal momento in cui cominciano a mangiare, Per altre ancora potrebbe arrivare all'improvviso, quando si rendono conto che hanno mangiato troppo. E' interessante notare che alcune persone che si abbuffano da anni riferiscono che la sensazione di perdita di controllo si è attenuata con il tempo, a volte perché l'esperienza ha insegnato loro che questi attacchi di abbuffate compulsive sono inevitabili, e così non cercano più di resistervi. Alcuni progettano addirittura quelle che considerano delle abbuffate inevitabili, costruendo in tal modo una profezia che si autoadempie. Il fatto di progettarle consente loro di esercitare un certo controllo sul quando e sul dove avvengono, minimizzando così lo sconvolgimento delle proprie attività quotidiane. Pertanto sentono che in realtà non hanno perso il controllo. Tuttavia non è proprio vero, dal momento che non riescono ancora ad evitare le abbuffate; inoltre molti riferiscono di non essere capaci di smettere di mangiare una volta che hanno cominciato.
Lo stesso vale anche quando si interrompe un attacco bulimico. Le provviste possono essere esaurite, può suonare il telefono, o può arrivare qualcuno. In questi casi l'abbuffata ricomincia più tardi dal punto in cui era stata interrotta. E' come se chi si abbuffa in questi momenti fosse in "pausa".
 
Fonte: "Come vincere le abbuffate" di C. Fairburn
 
 

lunedì 3 giugno 2013

COS'E' UN'ABBUFFATA COMPULSIVA?
 
"Comincia col pensiero del cibo che mi nego quando sono a dieta. In poco tempo diventa un impellente desiderio di mangiare. All'inizio mangiare è un sollievo e un conforto, e mi ha sentire piuttosto su di giri. Ma poi non riesco a fermarmi, e mi abbuffo. Continuo in modo frenetico, fino ad essere completamente piena. Alla fine mi ritrovo con un gran senso di colpa e arrabbiata con me stessa".
Una generazione fa il termine binge in inglese significava quasi esclusivamente un'unica cosa: bere in eccesso. Oggi questa parola significa quasi sempre mangiare in eccesso. Per molte persone un'abbuffata è qualcosa di perfettamente innocuo, uno scivolone o un errore dietetico, un semplice abuso. Per altri, tuttavia, indica una perdita di controllo sul mangiare, e per molti è un problema serio, soprattutto per le donne giovani dei paesi occidentali, come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.
L'Associazione Psichiatrica Americana è arrivata a una definizione tecnica generalmente accettata del termine abbuffata compulsiva:
un episodio di abbuffata compulsiva è caratterizzato da entrambi i seguenti elementi:
1) mangiare, in un discreto periodo di tempo (per esempio  nel giro di due ore), una quantità di cibo che è decisamente superiore a quella che la maggior parte della gente mangerebbe nella stessa frazione di tempo e nelle stesse circostanze;
2) un senso di mancanza di controllo nel corso dell'episodio (per esempio la sensazione che non si può smettere di mangiare o controllare cosa o quanto si sta mangiando).
L'elemento centrale dell'abbuffata compulsiva è la sensazione di perdita di controllo. E' soprattutto questa caratteristica che distingue l'abbuffata compulsiva dall'alimentazione quotidiana eccessiva e dalla semplice indulgenza.
 
Fonte: "Come vincere le abbuffate" di C. Fairburn
 
 

sabato 1 giugno 2013

ANORESSIA: CHI NE SOFFRE SI MUOVE COME UN OBESO

La percezione distorta del corpo delle persone anoressiche che tendono ad immaginare il loro corpo come più grande ne influenza anche i movimenti. In poche parole, gli anoressici finirebbero per muoversi basandosi sulle dimensioni percepite e non reali.
La ricerca condotta da Anouk Keizer della Utrecht University (Paesi Bassi) si è basata principalmente su esperimenti molto semplici: è stato chiesto a soggetti sani ed a pazienti anoressici di passare attraverso una porta semiaperta a diversi gradi di apertura. Mentre i soggetti sani hanno iniziato a ruotare le spalle per riuscire a passare più agilmente quando l’apertura della porta era il 25% più ampia delle loro spalle, gli anoressici hanno cominciato a ruotarle quando l’apertura era del 40%, cioè esageratamente più grande di quella che era necessaria per passare. Segno questo che l’anoressico oltre a vedersi grasso, si muove come se lo fosse.
L’anoressia e i disturbi alimentari in generale sono una vera e propria emergenza sanitaria e, secondo numerosi studi, sono in continuo aumento. Si stima che mediamente vi siano 8 casi all’anno su 100.000 persone. Le cause non sono ancora del tutto chiare: esistono fattori biologici, sociali e psicologici che sinergicamente portano allo sviluppo della malattia che viene curata farmacologicamente insieme ad un sostegno psicologico-clinico. Una buona educazione alimentare nelle scuole primarie e la consapevolezza dei rischi che tale malattia comporta potrebbe prevenire o per lo meno scongiurarne la (ri)caduta.